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ARCHIVIO STORICO COMUNALE
A cura degli archivisti Dott.ri Massimo Pitti e Daniele Vacca (SISAR s.a.s.) 

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L’ordinamento istituzionale ed amministrativo durante l’età spagnola  del Regno di Sardegna (1479-1708) si articolava in 7 Città Regie (Cagliari, Iglesias, Sassari, Oristano, Alghero, Castellaragonese - oggi Castelsardo, Bosa) e in 10 Titulos (ducato di Mandas, marchesati di Oristano, Terranova, Villasor, Quirra, Laconi, contee di Goceano, Sedilo, Cuglieri, viscontado di Sanluri) divisi in 27 incontrade e 25 baronie, circoscrizioni territoriali con un’estensione territoriale definita all’interno delle quali si collocavano un determinato numero di ville infeudate.
Sin dal 1324 la villa o paese di Selargius fu incluso nella baronia di San Michele, porzione del marchesato di Quirra.
Nel Regno di Sardegna, in epoca sabauda, Carlo Emanuele III ed il conte e ministro per gli Affari di Sardegna Giambattista Lorenzo Bogino emanarono l’“Editto di Sua Maestà pel nuovo assetto dè consigli di città, e per lo stabilimento di quelli delle comunità”, del 24 settembre 1771, che istituì i Consigli Comunicativi come organo di governo delle città regie e delle ville infeudate. Erano composti da sette elementi nelle ville con oltre i 200 fuochi, da 5 in quelle tra i 100 e i 200 fuochi, da 3 nelle rimanenti ville. I consiglieri, di età non inferiore ai 30 anni e di indubbie doti etico-morali, venivano scelti tra tre classi sociali: prima, mezzana ed infima; chiunque poteva essere eletto purché fossero residente nella villa da almeno dieci anni. Il primo degli eletti della prima classe veniva nominato sindaco e ricopriva questa carica per un anno, non poteva essere rieletto se non dopo un periodo uguale al tempo trascorso nel Consiglio. L'anno successivo era sostituito dal primo dei consiglieri della terza classe e l’anno successivo della seconda, attraverso un sistema di rotazione della nomina affinché a turno ricoprisse la carica di sindaco un rappresentante di tutte le classi sociali. L’editto, inoltre, al Capo II “De consigli di comunità”, artt. 29 e 37 stabilì l'obbligo per ciascuna comunità "di formarsi un archivio per riporre le scritture ad essa appartenenti" e affidò al segretario il compito di "formarne l'inventario e l'indice".
La perfetta fusione politico istituzionale, richiesta dalle istituzioni isolane e accolta da Re Carlo Alberto il 30 novembre 1847, decretò la fine dell’ordinamento politico-amministrativo del Regnum Sardiniae e la conseguente omologazione con gli Stati di terraferma.
Con il R.D. n. 295 del 7 ottobre 1848 fu varata la riforma della legge comunale e provinciale in Sardegna che, istituendo un nuovo ordinamento comunale dotato di organi rappresentativi eleggibili (Sindaco, Consiglio comunale e Consiglio delegato) valido per tutti i territori del Regno di Sardegna, rappresentò, di fatto, l'atto di nascita del comune moderno nell'Isola.
Il successivo R.D. n. 3702 del 23 ottobre 1859, noto come Legge Rattazzi, estese tale ordinamento vigente nel Regno di Sardegna alle province lombarde, apportandovi alcune modifiche quali la suddivisione del territorio in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni, la sostituzione del Consiglio con la Giunta municipale, la soppressione della figura del vicesindaco che fino ad allora sostituiva il Sindaco in caso di assenza o impedimento.
In seguito all’Unità d’Italia, l’ordinamento comunale fu esteso con il R.D. n. 2248 del 20 marzo 1865 a tutto il Regno. Alcune modifiche furono apportate dalla legislazione successiva:  TT.UU. n. 5921 del 10 febbraio 1889, n. 164 del 4 maggio 1898, n. 269 del 21 maggio 1908, n. 148 del 4 febbraio 1915. Cambiamenti sostanziali all’ordinamento comunale furono apportati, in seguito, da due leggi del ventennio fascista: la L. n. 237 del 4 febbraio 1926 e il R.D. del 3 marzo 1934, n. 383, con le quali gli organi elettivi furono sostituiti da una magistratura unica di nomina governativa, il Podestà*.
Dopo la caduta del fascismo l’amministrazione dei Comuni fu disciplinata dal R.D.L. n. 11 del 4 aprile 1944, che ripristinò il Sindaco e la Giunta municipale, la quale esercitava anche le competenze spettanti al Consiglio. Col D.L.L. n. 1 del 7 gennaio 1946 furono ricostituiti gli organi elettivi sulla base del precedente T.U. del 1915.Con le successive leggi n. 84 del 24 febbraio 1951, n. 173 del 22 marzo 1952 e n. 136 del 23 marzo 1956, confluite poi nel T.U. approvato con D.P.R. n. 570 del 16 maggio 1960, si dettarono norme per l’elezione del Sindaco e dei Consigli comunali.
Dal 1990 sono state emanate una serie di norme volte a rafforzare l’autonomia dei comuni e semplificarne l’amministrazione.
La legge n. 142 del 8 giugno 1990, che ha introdotto il principio della trasparenza amministrativa e la partecipazione del cittadino all’attività procedimentale. La legge n. 81 del 25 marzo 1993 ha apportato novità nell’elezione del Sindaco e del Consiglio. La legge n. 127 del 15 maggio 1997 ha emanato misure sullo snellimento dell’attività amministrativa.
La legge n. 120 del 30 aprile 1999 contenente disposizioni in materia di elezione degli organi degli enti locali e sugli adempimenti in materia elettorale. Legge n. 265 del 3 agosto 1999 con le disposizioni in materia di autonomia e di ordinamento degli enti locali.Con D.Lgs. n. 267 del 18 agosto 2000 è stato approvato il "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali”, che è stato modificato poi dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 sulla riforma del Titolo V della Costituzione.

*Selargius comune del circondario di Cagliari e capoluogo di mandamento col R.D. n. 1056 del 26 aprile 1928 venne aggregato, come frazione, al Comune di Cagliari; riconquistò l’autonomia comunale nel 1947 in seguito all’emanazione del D.Lgs. del Capo Provvisorio dello Stato n. 113 del 21 gennaio 1947 “Ricostituzione del Comune di Selargius”.

[Bibliografia essenziale: M. L. Plaisant, Martin Carrillo e le sue relazioni sulle condizioni della Sardegna, Gallizzi, Sassari, 1969; F. C. Casula, Dizionario storico sardo, C. Delfino, Sassari, 2001; F. C. Casula, La storia di Sardegna, ETS, Pisa, 1994; C. Sole, La Sardegna sabauda nel Settecento, Chiarella, Sassari, 1984; G. Sorgia, La Sardegna spagnola, Chiarella, Sassari, 1987; B. Anatra-A. Mattone-R. Turtas, L'Età Moderna. Dagli aragonesi alla fine del dominio spagnolo, Jaca Book, Milano, 1989; Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, Stamperia reale, Torino, 1861-1947; L. Nieddu, Origini del fascismo in Sardegna, Fossataro, Cagliari, 1964; G. Sotgiu, Storia della Sardegna durante il fascismo, Laterza, Roma, 1995; M.L. Plaisant, La Sardegna nel regime fascista, C.U.E.C., Cagliari, 2000]

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