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» Melusina e Raimondino
  • La Storia d'amore:
Il protagonista, Raimondino, mentre è a caccia nella foresta di Colombiers, uccide per errore suo zio. Sconvolto dall’accaduto si rifugia in un bosco e presso una fonte si imbatte in tre fanciulle. Una di queste, rispondente al nome di Melusina, gli rivela di essere al corrente dell’incidente occorsogli e di poterlo aiutare, offrendosi di sposarlo, a patto che lui non cerchi mai di vederla il sabato. Poiché la ragazza è di splendido aspetto, Raimondino è lieto di accettare. Il matrimonio è assai felice e prospero: nascono numerosi figli e la prosperità della coppia sembra riversarsi anche sui possedimenti della famiglia, nei quali si accresce la produzione agricola e sorgono nuovi castelli. Tuttavia, il fratello dello sposo sparge voci malevole sulle misteriose assenze della giovane, tanto da indurre al sospetto persino Raimondino, che infrange il tabù. La ragazza, mutatasi in serpente, scompare per sempre nel regno delle acque, e ricomparirà solo di tanto in tanto come presagio di sciagure, ma i suoi figli daranno gran lustro alla stirpe da lei fondata.

Come è stato già appurato dagli studiosi di folklore, le sirene acquisiscono la loro forma di donna-pesce nel Medioevo (in epoca classica erano nella forma di donna-uccello); nel caso di Melusina o Melusine, il nome indicava in origine non una specifica sirena ma un popolo di Fate dell’Acqua: metà donne, metà serpenti o draghi. Acquisisce la dignità di nome proprio, quando il mito viene canonizzato e tramandato in forma scritta.
La leggenda è documentata a partire dal XII secolo, ma trova la sua realizzazione nella prima pubblicazione cartacea ad opera di Jean d’Arras nel XIV secolo col nome di Le Roman de Mélusine (o Le Chronique de Mélusine) contenuto nella raccolta Le Noble Hystoire de Lusignane che aveva un dichiarato fine educativo rivolto ai bambini, l’autore lo dedica e lo consegna a Marie de France, figlia del Re Jean II e Duchessa di Bar, madre di ben 11 figli.
Questa invenzione, squisitamente medievale,
affonda le radici nei miti primordiali legati all’acqua fecondatrice, inizio di vita,  ed al serpente, simbolo di fertilità, astuzia e conoscenza. Al mito, nell’alto medioevo, si cominciano ad associare personaggi e luoghi, in Francia prima e specificamente poi, nel Poitou, legati ad una donna che è essa stessa leggenda, Aliénor d’Aquitaine: la donna due volte regina la quale finisce per incarnare essa stessa la leggenda, per la similitudine fra i racconti sulla fata e la sua stessa vita: entrambe bellissime, ammalianti, portano allo sposo una immensa dote, il potere e una progenie numerosa, ma entrambe finiscono per rivelarsi agli occhi dello sposo diverse da quello che sembravano.
I Lusignano (di cui il Raimondino della storia è capostipite), sono vassalli dei duchi di Aquitania, e legano il proprio nome a questa leggenda, nella tradizione orale.
Jean d’Arras nel 1392 narrerà per Jean de Berry, discendente del casato dei Lusignano ormai estinto, la nascita della sua dinastia nel Roman de Melusine. La leggenda di Melusina e del suo amore è così consegnata alla storia.
Correrà veloce, di bocca in bocca, di paese in paese, arrivando anche in Italia (una località di Narni compare con il nome di “Caste Melusine” in un documento del 1532. Questi è un sonetto a lei dedicato da Gabriele D’Annunzio:

Guarda, assisa, la vaga Melusina, tenendo il capo tra le ceree mani,

la Luna in arco da’ boschi lontani Salir vermiglia il ciel di Palestina.
 Da l’alto de la torre saracina, 
Ella sogna il destin de’ Lusignani;
  E innanzi al tristo rosseggiar de’ piani,
  Sente de ’l suo finir l’ora vicina.
  Già, già, viscida e lunga, ella le braccia
  Le braccia che fiorian sì dolcemente. Scintilla inrigidita la sua faccia
  E bilingue la sua bocca in van chiama Poi che a ’l cuor giunge il freddo de ’l serpente.

 Bibliografia presente nella Biblioteca di Selargius:

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